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Ri-Conoscersi - Colori e Parole - L'equilibrio emotivo per riconoscersi

Ri-Conoscersi

«Una compagnia di porcospini, in una fredda giornata d’inverno, si strinsero vicini, per proteggersi, col calore reciproco, dal rimanere assiderati. Ben presto, però, sentirono il dolore delle spine reciproche; il dolore li costrinse ad allontanarsi di nuovo l’uno dall’altro. Quando poi il bisogno di scaldarsi li portò di nuovo a stare insieme, si ripeté quell’altro malanno; di modo che venivano sballottati avanti e indietro tra due mali: il freddo e il dolore. Tutto questo durò finché non ebbero trovato una moderata distanza reciproca, che rappresentava per loro la migliore posizione». (Arthur Schopenhauer – ‘Parerga e Paralipomena’)

I legami affettivi possono essere descritti come situazioni alla ricerca di un equilibrio. Durante le varie fasi di vita, una coppia può infatti oscillare tra i due poli: vicinanza e distanza, alla ricerca della posizione più adeguata per sé. Così come i porcospini di Schopenhauer, ci si imbatterà allora in un dilemma: come soddisfare al contempo il bisogno di vicinanza con l’altro e quello di separazione dall’altro? Se c’è troppa distanza tra i due, come fa a crearsi un legame? E se c’è troppa vicinanza non si rischia di annullare l’altro verso cui, invece, dovremmo tendere?

I primi passi che vengono mossi insieme, quelli comunemente definiti come fase dell’innamoramento, sono caratterizzati da conoscenza e scoperta. La persona si apre all’altra, si focalizza sulle similitudini che li avvicina, eppure è attratta dal conoscere quelle parti dell’altro apparentemente diverse da sé. In realtà, infatti, incontrandosi, si scoprono parti proprie, inaccessibili finché si è soli: l’altro è come uno specchio in questo senso e stando di fronte a lui qualcosa che è dentro di noi prende forma e essere. Sboccia l’amore e con sé inizia un inevitabile processo di cambiamento della propria persona, dell’altro e della relazione stessa.

 

Pian piano che l’entusiasmo iniziale si stabilizza e si calma, la sfera emotiva si placa e la ragione prende spazio; è probabile che in questa fase inizi a venir meno anche l’assolutezza del sentimento. Ora si conosce il proprio partner per ciò che è, si sa ciò che fa, si conoscono i suoi pensieri, come vive le sue emozioni. Lo si riconosce come altro da sé, con un proprio corpo, una sua storia, una propria identità. A questo punto, stare insieme richiede la volontà di scegliersi, di prendersi cura dell’altro: inizia una danza alla ricerca della giusta distanza reciproca. Si crea una fitta rete di richieste complementari: ciascun partner stimola e critica l’altro, venendo a sua volta influenzato dall’altrui comportamento.

 

Da questa dinamica è possibile che sorga una qualche forma di frattura o rottura. Come i porcospini, si continua ad avere troppo freddo o a provare troppo dolore: si forzano abbracci pungenti o si lasciano distanze troppo ampie. In questo modo si creano le basi per un rapporto in cui la comunicazione dei propri bisogni è difficile, dove la coppia non rappresenta più un luogo sicuro.

 

Oppure si può imparare a riconoscersi in un noi, consolidando il legame. In un processo che non finisce mai, la coppia si troverà a percorrere una strada insieme e, al di là di quella che si sceglierà, ci saranno altri mutamenti da affrontare. Gli attori di questo processo, con l’avanzare degli anni dovranno assumere nuovi ruoli sociali e affrontare cambiamenti nel proprio aspetto. Sarà importante, quindi, che quella giusta distanza reciproca, trovata nelle prime fasi della storia della coppia, sia messa continuamente in discussione. I due partner dovranno riadattarsi in modo flessibile al particolare momento di vita o alla specifica esigenza della famiglia, non perdendo di vista quelli che sono i confini della coppia, che fino a quel momento hanno tenuto unita la realtà costruita.

 

Per tutto questo servirà una giusta distanza da sé, dall’altro e dal noi.

 

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